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MONDO DELL'IMPOSTORE

SARAI E FARAI TUTTO CIÒ CHE IO DICO
(FINCHÉ NON RICORDERAI CHI SEI)

L’essere umano, consapevolmente o inconsapevolmente, è sempre alla ricerca di qualcosa che dia senso alla propria vita. Tutti noi, in modi e cammini diversi, cerchiamo qualcosa che chiamiamo “felicità”. Ed è qui che entra in gioco la consapevolezza di sé.
Senza coscienza di noi stessi, siamo condannati a vivere secondo i criteri degli altri. Siamo incatenati a vedere e vivere attraverso le apparenze, ignorando ciò che può essere veramente prezioso.
Cerchiamo di essere felici secondo l’opinione e la visione degli altri, senza mai chiederci cosa significhi davvero per noi la felicità, o cosa ci renda veramente felici.

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"Sono un artista che abita nel corpo di un essere umano."

Fin da bambino, insieme alla pittura, sono stato innamorato del comportamento umano—dei suoi drammi e delle sue gioie. Ho studiato, osservato, vissuto e scelto consapevolmente di essere un osservatore del mio stesso Io.
E ho capito che ciò che fa la differenza tra due persone è il modo in cui ciascuna vede e comprende la vita. In altre parole, il risultato della propria esistenza dipende dal livello di consapevolezza che ognuno possiede.

Ci sono tre domande fondamentali che ogni essere umano si è posto, o prima o poi si porrà, nel corso della vita.
Trovare risposta a queste tre domande è il pilastro di una vita consapevole, e quindi un cammino che può condurci verso quella tanto desiderata “Felicità.”
E queste domande sono:
Chi sono? Da dove vengo? Dove sto andando?

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"Ho studiato, osservato, vissuto e cercato consapevolmente di essere un osservatore del mio stesso Io."

"Essere artista non significa semplicemente avere talento—essere artista è la capacità di vedere ciò che gli altri non vedono."

Con questo progetto chiamato “Il Mondo dell’Impostore” cerco di offrire il mio punto di vista e, nel mio piccolo, contribuire a trovare una risposta a queste tre domande fondamentali.

Ognuno di noi, nei momenti di solitudine o di introspezione, ha potuto riconoscere la dualità tra i propri pensieri ed emozioni.
E in quei momenti—per quanto brevi—abbiamo percepito che potremmo essere qualcosa di più di un semplice corpo che cammina su questa Terra.
E anche se oggi sempre più persone iniziano ad accettare che siamo altro nella nostra essenza, la maggior parte non comprende ancora perché siamo qui.
Perché non ricordiamo nulla?
Cos’è veramente quell’entità che chiamiamo “Ego”?
E perché ci risulta così difficile percorrere il cammino della consapevolezza e della pienezza interiore?

E anche se “Il Mondo dell’Impostore” può contenere riferimenti noti a molti in ambito religioso, questo progetto non è affatto religioso.
Ciò che è, invece, è un viaggio spirituale e psicologico, con l’intento di permettere allo spettatore di vedersi come il protagonista di ogni dipinto e ottenere così una visione più ampia di sé stesso, portando luce alle domande fondamentali menzionate in precedenza.

Questo progetto ha un inizio, che presento attraverso i primi tre dipinti.
Una delle sue caratteristiche fondamentali è che segue un ordine cronologico—
È, in sostanza, una storia in cui ogni dipinto è un capitolo, e ogni capitolo è un mondo.

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IL VELO

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IL CONTRATTO

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L'ARRIVO

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Il primo capitolo di questa storia si intitola “L’Arrivo” e ci invita a riflettere:
Se siamo qualcosa di più di un corpo, allora ci deve essere stato un momento in cui abbiamo scelto di venire per la prima volta su questo piano di esistenza.
E in quel momento—nel momento del nostro arrivo—qualcosa è accaduto, o qualcosa ci stava aspettando.

Capitolo Due: Il Contratto

In questo dipinto incontriamo il personaggio che ci accompagnerà per tutta la vita.
E per poter accedere a questo pianeta—a questo mondo di terza dimensione—dobbiamo accettarne le regole, il suo contratto.
E il contratto dice:
“Sarai e farai tutto ciò che io dirò… finché non ricorderai chi sei.”

Capitolo Tre: Il Velo

E dopo aver firmato il nostro contratto, arriva il momento in cui veniamo spogliati di tutti i ricordi, della nostra identità, della nostra essenza—
Per iniziare così il cammino dell’auto-scoperta.

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Mai nella mia vita da artista mi sono sentito così appassionato per un progetto come lo sono per questo.
E mi viene in mente una frase che un gallerista mi disse molti anni fa:

“Un pittore inizia davvero a dipingere dopo i quarant’anni.”
Ora che ho superato i cinquanta, posso dire che, al di là della tecnica, finalmente posso essere coerente con ciò che ho vissuto, con ciò che so, con ciò che sono e con ciò che sento in ognuno dei miei dipinti.

ALEXANDRE MONNTOYA

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